Il Custode

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Questo spazio Adriano è proprio dedicato a tutto quanto non c'entra con l'argomenti del forum :) Proprio per evitare che altre aree vengano "deviate" dagli argomenti "core" del forum.

E poi sai una cosa? In effetti non abbiamo ancora parlato di :amore:
Peccato ;)
 

Adriano Giacomelli

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Eccoti accontentato!
La figlia diciassettenne, chiede al suo papà, spiegazioni su cosa sia il "vero amore". Il padre, sorpreso e pensando alle tre figlie da accasare, comincia a descrivere la magia dell'amore: "Vedi, figliola, l'amore è quella situazione in cui il ragazzo, di buona famiglia, ti corteggia, ti paga il cinema e la pizza, poi ti regalerà l'anello di fidanzamento, un bel solitario, e quindi ti sposerà. A quel punto non ti farà mancare nulla, la mercedes, la casa bellissima, un piè d'ater a Parigi, le vacanze su isole esotiche." La figlia, frastornata, ha un momento d'incertezza e incalza, nuovamente, il papà: "Ma quei brividi al primo bacio, quel pugno allo stomaco quando lo vedi, cosa sono?" Il papà sbotta irato: "Tutte ******ate inventate dai comunisti per scopare gratis!"
 

Antonio Azzaretto

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In economia le regole sono valide per chi non ha il potere di evitarle


Cari amici,

ci sono diversi affermati studiosi di economia che sono sinceramente convinti che è necessario abolire le regole che "impediscono" il commercio.

Spesso leggo sui giornali che "lo stato si dovrebbe ritirare dall' economia", in modo che i "mercati si autoregolino".

E' interessante come questi ragionamenti partano da fondamenti sbagliati, si sviluppino con logiche corrette, ma poi arrivino a conclusioni sbagliate.

Il fondamento sbagliato su cui si fondano le tesi dei liberisti è che tutti gli operatori economici sarebbero uguali, avrebbero gli stessi diritti e gli stessi doveri, e quindi le stesse possibilità di incidere sul mercato.

Pertanto a loro giudizio io e Berlusconi saremmo "uguali"!

Negli Stati Uniti, patria del liberismo, il 10 per cento più ricco delle famiglie americane possiede quasi la metà del reddito nazionale totale; la metà di questa percentuale finisce nelle tasche dell' 1 per cento più ricco, e quasi la metà di questa seconda percentuale va a beneficiare lo 0,1 per cento più ricco.

Nonostante questi dati che gridano scandalo, molti studiosi benpensanti si ostinano a chiedersi perchè mai nel mondo ci sono un miliardo di persone che soffrono la fame!

Mi sembra evidente che le regole economiche liberiste sono sbagliate, perchè favoriscono coloro che sono già ricchi, e creano disuguaglianze tra chi non ha nulla.

A prescindere da ogni opinione politica, sociale o religiosa, un ambiente economico prospera solo ed in proporzione a quanto ripartisce la ricchezza in modo omogeneo; inoltre vive in pace solo se tutti i gruppi sociali si rispettano, e pongono a fondamento della loro esistenza la tolleranza e il dialogo.

La politica, pertanto, deve produrre regole che favoriscano questo processo virtuoso, e, proprio per promuovere questo fine, deve riuscire ad incidere sui processi di formazione del valore economico.

Altrimenti il valore economico si accumulerà soprattutto attraverso la speculazione, e finirà nelle tasche dei "soliti" ricchi.

Pubblicato su Buone parole (Progetti di Economia Relazionale) sabato, maggio 29, 2010


Il sole 24 ore

Nel 1999, invitato al programma di attualità Uncommon Knowledge, l'economista Milton Friedman disse che le norme sulla sicurezza dei prodotti non erano necessarie e penalizzavano il mercato. Friedman affermò che le grandi aziende erano perfettamente consapevoli che impegnarsi in pratiche nocive le esponeva al rischio di cause legali. «Secondo voi, l'azienda che ha prodotto il talidomide ci ha guadagnato o ci ha perso, con questo farmaco?», chiedeva Friedman.

Ma la posizione ultraliberista e insofferente alle regolamentazioni di cui Friedman è stato il portabandiera fino al momento della sua morte, nel 2006 (una posizione che continua a guadagnare terreno in varie forme, sia negli Stati Uniti che all'estero), non è credibile nel mondo reale, dove i politici spesso proteggono le aziende dalle cause intentate dai privati.
Prendiamo il caso della senatrice repubblicana Lisa Murkowski, dell'Alaska, che è riuscita ad affossare una legge che puntava a innalzare il tetto massimo di risarcimento per le compagnie petrolifere da 75 milioni a 10 miliardi di dollari. Nonostante il disastroso sversamento di petrolio dalla piattaforma della Bp, nel Golfo del Messico, tuttora in corso, la senatrice Murkowski ha preso le difese delle grandi compagnie petrolifere sostenendo che questa legge farebbe salire i costi della produzione di petrolio.
Normalmente, i liberisti rispondono a esempi di questo tipo dicendo che quello di cui c'è bisogno non è più normativa pubblica, ma semplicemente politici migliori. Ma se per il liberismo servono politici incorruttibili, vuol dire che non è una filosofia seria. E l'argomento che nessun liberista autentico sarebbe mai stato favorevole a imporre un tetto massimo di risarcimento non coglie il punto essenziale.
I liberisti vogliono che a tutti siano applicati gli stessi parametri di responsabilità personale, e sostengono che saranno le leggi contro gli illeciti o la logica spietata del mercato a risolvere gli squilibri fra ricchi e poveri. Ma in realtà i parametri valgono solo per chi non ha soldi né potere. Quando le grandi aziende danno prova di grave negligenza, i politici liberisti spesso giustificano la cosa dicendo che «a volte gli incidenti succedono», per citare la recente dichiarazione di Rand Paul, candidato al Senato per il Partito repubblicano, per criticare i tentativi dell'amministrazione Obama di usare la mano pesante con la Bp.

Il fatto è che la regolamentazione funziona. La normativa ambientale ha prodotto aria e acqua molto più pulite da quando è stata applicata. Dalla conferenza Onu sull'ambiente a Stoccolma nel 1972 agli sforzi per eliminare lo smog a Los Angeles, gli effetti dell'impegno dei governi nazionali e locali per combattere l'inquinamento sono non soltanto dimostrabili, ma misurabili.
In quest'epoca di ideologia anti-Stato tendiamo spesso a dimenticarci dell'importanza e dei pregi di un'amministrazione pubblica che svolge il suo lavoro con serietà: quando si affidano responsabilità chiare a enti pubblici professionali, e quando i politici e i cittadini trattano le autorità con rispetto, queste spesso svolgono il loro lavoro. Denigrare e sminuire l'amministrazione pubblica, come fanno i fautori del «poco Stato», porterà probabilmente a inefficienze e fallimenti. Ma non è così che deve essere.
Per approfondire - La zuffa sulla soluzione
Il 25 maggio, il segretario al Commercio Gary Locke ha detto che lo sversamento di petrolio dalla piattaforma della Bp rappresenta una catastrofe per l'industria della pesca dei tre Stati americani che affacciano sul Golfo del Messico. In molte aree le attività di raccolta delle ostriche, di pesca del gambero e delle altre specie ittiche sono bloccate, con effetti devastanti per quella che rappresenta una delle principali attività economiche della regione. Nonostante settimane di sforzi frenetici per bloccare lo sversamento, gli ingegneri della Bp e di una serie di altre compagnie petrolifere non sono approdati a niente, scatenando la rabbia dell'opinione pubblica e rilanciando il dibattito a Washington sulla salvaguardia dell'ambiente.
Sei senatori, tutti democratici, di Stati della Costa Ovest hanno proposto di vietare in via permanente la trivellazione in mare nell'Oceano Pacifico (un'iniziativa simbolica dato che attualmente non sono in cantiere progetti del genere), e altri due senatori, anch'essi democratici, hanno cercato di alzare il tetto massimo di risarcimento a carico delle compagnie petrolifere da 75 milioni a 10 miliardi di dollari. Quest'ultima proposta si è scontrata con l'opposizione dei senatori repubblicani, che hanno bloccato la legge sostenendo che soffocherebbe le compagnie petrolifere più piccole scoraggiando l'esplorazione di nuovi giacimenti.
Con la domanda energetica dei consumatori americani che non accenna a diminuire e movimenti politici emergenti come quello dei Tea Party, che puntano a canalizzare il malcontento degli elettori verso il governo federale, alcuni politici conservatori (in particolare Rand Paul, il candidato repubblicano al seggio di senatore del Kentucky) hanno accentuato le loro posizioni pro-deregulation. A maggio, il partito repubblicano del Maine ha aggiunto al suo programma un «ritorno ai princìpi della scuola economica austriaca», riferendosi alla corrente liberista il cui fondatore, l'economista austriaco Ludwig von Mises, sostenne una volta che «l'interferenza dello Stato nella vita economica, che si presenta sotto il nome di politica economica, non ha fatto altro che distruggere la vita economica».
 

ralf

Nuovo Iscritto
Complimenti Antonio per questo post. le cose stanno proprio così, tutti presi prima dal periodo yuppie poi dagli anni catodici che viviamo, non ci siamo resi conto in quale tritacarne siamo finiti.La cosa divertente è che nessuno è escluso,anche quelle piccole percentuali che si dividono "la torta" fanno vite infernali, esattamente nella media, tuttal'più si faranno un giro in barca, ma il resto è uguale.Quindi si affannano a mettere in ginocchio il mondo senza nessun vero risultato personale:risata:ma non è che questo consoli,dimostra semplicemente la follia.:shock:
 

Antonio Azzaretto

Membro dello Staff
A proposito degli stipendi regalati ai calciatori e ai politici

Cari amici,

il ministro Calderoli agita le polemiche politiche come se fossero clave da abbattere sulla testa dei nemici.

Ma quando si parla in TV è necessario essere coerenti!

I calciatori prendono tanto, perchè, anche loro malgrado, producono molto valore.

Milioni di tifosi accendono la Tv ogni giorno e alimentano il mercato del calcio, pagano biglietti, si abbonano a servizi esclusivi, si sorbiscono la pubblicità.

Tutto questo movimento che appare inutile (almeno a me che sono immunizzato dalla febbre del pallone), di fatto muove molti milioni di euro, ed è pertanto cosa giusta e santa che parte di questi soldi finisca nelle tasche di chi contribuisce al "movimento".

Semmai il ministro potrebbe suggerire dei modi per redistribuire il valore finanziario che il mercato regala ai soggetti economici più fortunati.

Si sa che in economia ci sono due modi per redistribuire il valore finanziario in modo equo:

Il più comune è il prelievo fiscale che lo Stato può imporre in modo progressivo (e così avviene finora nel nostro paese).

Il secondo, invece, è inusuale e ancora non sufficientemente approfondito: Ossia la dazione volontaria, il contributo gratuito, i contributi privati ad enti che producono valore non direttamente trasformabile in risorse finanziarie (ad esempio gli asili per bambini abbandonati).

A mio giudizio lo stato può fare molto in questa prospettiva, imponendo ai cittadini più ricchi la scelta obbligata e irrinunciabile: O regali i soldi in eccesso alle persone che lavorano come te, ma non producono valore finanziario, oppure ti tasso e i soldi in eccesso me li prendo per mantenere i servizi pubblici.

Così sarebbe il "mercato" a far crescere le istituzioni private (come le ONG, gli istituti di volontariato, le case di assistenza, gli ospedali) che gareggerebbero per ottenere i finanziamenti da chi ha già troppo per vivere.

Che ne dice, caro ministro Calderoli, di queste idee rivoluzionarie?

Pubblicato lunedì, giugno 07, 2010 su Buone parole (Progetti di Economia Relazionale)


La repubblica

ROMA - "Il dibattito che si è aperto sui premi degli azzurri mi sembra un dibattito più di politica in senso stretto che non di politica sportiva. C'è stata grande attenzione soprattutto da parte dei quotidiani politici e non di quelli sportivi. Naturalmente noi siamo in linea con la politica che fa il Coni. Il presidente Petrucci ha ricordato di essere attenti ai costi e su questa linea vogliamo andare avanti. Tutte le risorse che arriveranno ai giocatori arriveranno dai risultati sul campo. Abbiamo dei ricavi e dei costi e anche per il 2006 il saldo si è chiuso in attivo. Gli introiti ottenuti dalla Fifa sono stati superiori ai costi". Il presidente della federcalcio, Giancarlo Abete, risponde così, dai microfoni di Radio Anch'Io Lo Sport, alla polemica innescata dal ministro della Semplificazione legislativa Roberto Calderoli.

Il presidente della Federcalcio ha anche sottolineato che "nel bilancio della Federazione c'è un capitolo dedicato a costi e ricavi di Mondiali ed Europei e in queste sezioni siamo in attivo" e che "le risorse per i giocatori verranno da ricavi connessi al Mondiale".

Ricompensa ai calciatori solo se l'Italia chiude tra le prime tre. Abete ha precisato che la Federazione non ha ancora discusso con i calciatori della nazionale l'entità dei premi, ma ancor prima della partenza è già chiaro che gli azzurri intascheranno una ricompensa in denaro soltanto nel caso in cui dovessero chiudere l'avventura ai Mondiali tra le prime tre classificate: "I giocatori non hanno posto il problema, dei premi non se ne è ancora parlato - ha detto Abete - così come non se ne parlò prima degli Europei del 2008. La dirigenza sportiva della Federazione, tra l'altro, è molto attenta alle compatibilità economiche. Io da 22 anni sono in Federazione e in questo periodo non ho percepito neanche una diaria. Noi diamo il buon esempio da sempre".


I premi. In merito ai premi elargiti dalla Fifa per i Mondiali il presidente della Federcalcio ha spiegato che "si va dagli otto milioni di dollari per la partecipazione alla prima fase ai 30 milioni di dollari per la vincitrice del torneo" e che "rispetto ai Mondiali del 2006 la Fifa ha aumentato il premio per la prima classificata, come accadde anche ad Euro 2008 rispetto ad Euro 2004". "I premi ai calciatori della nazionale si determinano di volta in volta", ha detto ancora Abete, "e lo ripeto, i premi li daremo soltanto se arriviamo tra le prime tre. Il calcio fortunatamente ancora tira, lo sport e il calcio sono eccellenze del nostro paese e riescono a reggere alla crisi. Noi siamo molto attenti alla crisi ma non dobbiamo neanche appiattire queste eccellenze".

"L'attenzione nei confronti del momento del Paese è doverosa". A proposito di esempi Abete ha ricordato la storica competitività del calcio italiano: "Se il Paese a 360 gradi avesse avuto la stessa competitività che ha avuto il nostro calcio forse avremmo avuto qualche problema in meno", ha detto il presidente federale.
"L'attenzione nei confronti del momento del Paese è doverosa", ha aggiunto il presidente della Figc, "ma garantisco la grande attenzione che noi abbiamo come dirigenza sportiva. Qualunque premio venisse pagato sarebbe compreso comunque nei ricavi e in caso di vittoria daremmo l'immagine di paese vincente, perché lo sport è un momento di comunicazione fondamentale". Quanto agli stipendi che le società garantiscono ai calciatori Abete ha puntualizzato che "la Figc può fare una operazione di stimolo sui club, ma i club spendono risorse private": "e poi anche i premi per i Mondiali costituirebbero monte imponibile, avere giocatori che guadagnano bene vuol dire introiti per il nostro Stato", ha aggiunto Abete.
 

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