Se non ho capito male i danni materiali causati da una rinuncia contano di più dei danni morali ed esistenziali che essa può provocare. Questa è la legge. Stop. Fossi stata un'estranea che vantava un credito nei confronti di mio padre avrei avuto tutto il diritto di impugnare la rinuncia e soddisfare le mie esigenze? In qualità di figlia naturale ma non in linea diretta della moglie da cui mio padre aveva ereditato invece non posso far nulla e moralmente, scusate il gioco di parole, questo è immorale. Ci ha umiliati in vita e da morto, non ha rispettato la madre dei suoi figli che hanno avuto solo la sfortuna di avere un uomo così come padre. E poi ci sono padri che danno la loro vita ai figli. E tenete presente che in ospedale mentre moriva c'eravamo noi figli. Con la nostra coscienza siamo sereni lui non lo so se esiste un aldilà...
Purtroppo no...Per il malvagio legislatore
italiano, in conflitto d'interesse per definizione e per posizione, esiste solo un "aldiqua"...e le azioni, le scelte, le filosofie in vita dei morti contano solo
come portatrici in pectore di ricchi contrasti e conseguenti "mandati a liti" per
i professionisti che come certe bestiole...omissis....o come certi imprenditori come...omissis...il cadavere
del de cuius è...vita...!!! Naturalmete deve
essere un de cuius ricco sia in vita, sia post, oppure solo una delle due. Io non ce l'ho con i professionisti tour cour ma con i loro colleghi che legiferano spudoratamente calpestando i più elementari diritti "naturali" derivanti dal libero arbitrio che perfino Innominedio ha concesso all'umanità intera...ebbene questi p....omissis...aumentando a dismisura i valori immateriali non fanno altro che aspettare il suo controvalore
materiale...in sintesi è il dilemma:
ESSERE o AVERE??? Dove con artefizi
inverocondi si santifica il primo e si demonizza il secondo...salvo poi godere sfacciatamente la crescita esponenziale del secondo. Non mi voglio dilungare come pur potrei...Risaluto e ringrazio le due gentili signore e tutti gli intervenuti
che si sono spesi con il proprio parere.
Quiproquo.