Con cedolare secca risparmio di 900 mln per redditi più alti
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Domenica 03 Aprile 2011 10:47
La cedolare secca sugli affitti, introdtta con il federalismo municipale toglie risorse certe all’erario e riconosce un bonus fiscale di oltre 900 milioni di euro che andrà a beneficio dei redditi più alti. Si tratta di un nuovo tassello della politica redistributiva del governo a favore dei più ricchi.
di Oreste Saccone
In tempi di vacche magre il governo in occasione dell’emanazione del decreto legislativo sul federalismo fiscale ha avuto modo di assicurare un risparmio d’imposta certo a favore dei redditi più elevati stimato dalla relazione tecnica di accompagnamento in circa 918 milioni di euro. Più alto è il reddito più consistente è il beneficio, che cresce con il crescere dell’aliquota marginale IRPEF del contribuente. Il risparmio fiscale sarà ripartito interamente tra i contribuenti con redditi oltre i 15.000 - 20.000 euro mentre per i redditi più bassi se applicata comporterebbe un aggravio d'imposta. Il governo, dunque, continua con la sua politica redistributiva ad esclusivo vantaggio di chi sta meglio, o comunque dichiara un reddito più alto.
Ad esempio, nel caso di affitto di un appartamento a canone libero di 700 euro al mese (8.400 euro annue) se il proprietario dell’appartamento ha un reddito compreso nella fascia tra 28.000 e 55.000 euro con il sistema della cedolare secca pagherà 1.764 euro anziché 2.898 euro con un risparmio di 1.134 euro. Se produce redditi superiori a 75.000 euro il risparmio sarà maggiore, pari a circa 1.487 euro. Nel caso, invece, di una pensionato con coniuge a carico il cui reddito complessivo, compreso quello da locazione, non supera 15.000 euro, la cedolare secca pari a 1.764 euro, appare sensibilmente più onerosa rispetto alla tassazione ordinaria.
A partire dal 2011 i proprietari e i titolari di diritti reali di godimento di unità abitative (locate ad uso abitativo) e relative pertinenze possono optare per il regime di tassazione sostitutivo del reddito di locazione con l’aliquota del 21%, in luogo della tassazione ordinaria. In concreto la cedolare secca con l’aliquota del 21 % sostituisce l’IRPEF, le addizionali IRPEF regionale e comunale, nonché le imposte di registro e bollo relative ai contratti di locazione. Non si applica alla locazione di unità abitative non locate ad uso abitative e alle locazioni effettuate nell’esercizio di impresa o di arti e professioni. Per i contratti a canone concordato l’aliquota della cedolare secca è ridotta al 19%. L’opzione per la cedolare secca sarà ovviamente esercitata da tutti i contribuenti che ne conseguiranno un vantaggio fiscale.
La relazione tecnica riporta la stima degli effetti negativi sull’IRPEF e relative addizionali in conseguenza dell’introduzione del regime della cedolare secca. La previsione è di una perdita di gettito IRPEF e relative addizionali regionali e comunali di competenza 2011 pari a 3.287 milioni di euro ( 3.098 + 142 + 47 ) e un gettito di competenza da cedola secca di 2.646 milioni di euro di cui 2.575 milioni dai contratti liberi con aliquota al 21% e 71 milioni da quelli a canone concordato e aliquota al 19%). Il risparmio d’imposta a favore dei redditi più elevati è pari complessivamente a 641 milioni di euro ( 3.287 – 2646). A ciò va aggiunto un ulteriore risparmio stimato in 277 milioni di euro per le imposte di registro e bollo non più dovute. La riduzione di gettito, stimata in 918 milioni di euro (641+277), verrebbe compensata dall’emersione di nuova base imponibile, volontaria o in sede di accertamento, in considerazione del vantaggio che può derivare dall’applicazione della cedolare secca e del forte inasprimento delle sanzioni nel caso di omessa e infedele dichiarazione o registrazione dei contratti.
In modo del tutto empirico e senza nessuna indicazione metodologica il governo ha ipotizzato un effetto di emersione annua di base imponibile, relativa alle locazioni non dichiarate riguardanti le unità immobiliari ad uso abitativo tenute a disposizione, del 15 % per il 2011, del 25% per il 2012, 35% per il 2013. L’emersione sarebbe favorita anche dalla partecipazione dei Comuni all’accertamento , ai quali viene riconosciuto una percentuale del 50% delle somme riscosse a titolo non definitivo in sede di accertamento, nonché dalle conseguenze in sede civile delle violazioni. In caso di omessa o infedele dichiarazione dei redditi da locazione ai contratti non registrati viene attribuita per legge la durata di quattro anni a decorrere dalla data di registrazione, volontaria o d’ufficio, rinnovabili, e l’importo del canone annuo viene fissato in misura pari al triplo della rendita catastale. Ne conseguirebbe un presunto recupero di gettito dall’emersione pari a 548 milioni di euro (533+15) nel 2011, 912 milioni ( 888 + 24) nel 2012, 1277 milioni (1243 +34) nel 2013. In conclusione, resta certo il risparmio d’imposta di circa 918 milioni di euro a favore dei più abbienti e la corrispondente perdita di risorse per l’erario, appare solo una eventualità il recupero di gettito in sede di emersione spontanea o di accertamento per i redditi da locazione non dichiarati.