Dalle trombe di “La Repubblica” alle campane de “Il Giornale” :
E ora si pensa alla patrimoniale.
1 debito pubblico italiano ammonta (alle 12,30 di mercoledì 17novembre 2010) a oltre 1.857 miliardi di euro.
Ogni secondo aumenta di oltre 2.300 euro, 150mila al minuto, quasi 9 milioni l'ora, oltre 200 milioni ogni giorno che Dio manda in terra (Oscar Gianninosu Panorama).
Questa, dunque, è la situazione. Che fare, allora?
Eugenio Scalfari (la Repubblica 28/11/10) ha la ricetta pronta: ci vuole «una riforma fiscale che tassi il patrimonio».
La ricetta, cioè, è quella di tornare al 1183, alla tassa gerosolimitana istituita (e comunque «per una
volta sola») per difendersi dal feroce Saladino. Una tassazione di questo tipo avrebbe un effetto devastante, sul piano psicologico anzitutto, ma anche su quello della credibilità dello Stato.
Ogni tassazione di tipo patrimoniale dà il sigillo dell'ufficialità all'incapacità di un sistema tributario di tassare la ricchezza dove essa è veramente, per colpire invece i beni in sé solo perché facili da
individuare, indipendentemente dal fatto che diano o no un reddito (o siano addirittura - come spesso si verifica - un costo).
Ma non si risanano le pubbliche finanze inventando ricchezza solo per fare cassa, com'è tipico di ogni Stato in bolletta.
Una tassazione di questo tipo, poi, nasconde un esproprio surrettizio.
É - nonostantesi faccia finta di non saperlo - il caso dell'ICI, (abolita - ma
non del tutto - per gli immobili urbani, e viva e vegeta per le aree
«edificabili»).
Per questo tributo (come per qualsiasi patrimoniale stabile) «non è tanto la esistenza di una aliquota elevata che determina una occulta espropriazione del bene senza indennizzo, quanto piuttosto la prolungata tassazione nel tempo del bene,
a quale determina alla lunga (dopo 10-15 anni) una sommatoria di imposte pagate pari o molto prossima alla parità, o se del caso superiore, al valore di mercato del bene. in tal modo il contribuente, pur rimanendo titolare del bene, sopporta un esborso monetario che si approssima al valore del bene sino ad eguagliarlo (ordinanza 4.7.2007 Commissione tributaria di Roma).
Ma non è certo con la tassazione che possiamo credere di risolvere i nostri problemi, «il futuro è di chi ha basse tasse e bassa spesa pubblica» (Giannino, ivi).
Quest' ultima, è il problema, il resto, è illusione.
^presidente Confedilizia
http://www.fiscooggi.it/files/u27/rassegnastampa/11.12.2010_04.pdf
+
http://www.propit.it/f3/tremonti-va...elli-che-ragionano-imposta-patrimoniale-7754/
E ora si pensa alla patrimoniale.
1 debito pubblico italiano ammonta (alle 12,30 di mercoledì 17novembre 2010) a oltre 1.857 miliardi di euro.
Ogni secondo aumenta di oltre 2.300 euro, 150mila al minuto, quasi 9 milioni l'ora, oltre 200 milioni ogni giorno che Dio manda in terra (Oscar Gianninosu Panorama).
Questa, dunque, è la situazione. Che fare, allora?
Eugenio Scalfari (la Repubblica 28/11/10) ha la ricetta pronta: ci vuole «una riforma fiscale che tassi il patrimonio».
La ricetta, cioè, è quella di tornare al 1183, alla tassa gerosolimitana istituita (e comunque «per una
volta sola») per difendersi dal feroce Saladino. Una tassazione di questo tipo avrebbe un effetto devastante, sul piano psicologico anzitutto, ma anche su quello della credibilità dello Stato.
Ogni tassazione di tipo patrimoniale dà il sigillo dell'ufficialità all'incapacità di un sistema tributario di tassare la ricchezza dove essa è veramente, per colpire invece i beni in sé solo perché facili da
individuare, indipendentemente dal fatto che diano o no un reddito (o siano addirittura - come spesso si verifica - un costo).
Ma non si risanano le pubbliche finanze inventando ricchezza solo per fare cassa, com'è tipico di ogni Stato in bolletta.
Una tassazione di questo tipo, poi, nasconde un esproprio surrettizio.
É - nonostantesi faccia finta di non saperlo - il caso dell'ICI, (abolita - ma
non del tutto - per gli immobili urbani, e viva e vegeta per le aree
«edificabili»).
Per questo tributo (come per qualsiasi patrimoniale stabile) «non è tanto la esistenza di una aliquota elevata che determina una occulta espropriazione del bene senza indennizzo, quanto piuttosto la prolungata tassazione nel tempo del bene,
a quale determina alla lunga (dopo 10-15 anni) una sommatoria di imposte pagate pari o molto prossima alla parità, o se del caso superiore, al valore di mercato del bene. in tal modo il contribuente, pur rimanendo titolare del bene, sopporta un esborso monetario che si approssima al valore del bene sino ad eguagliarlo (ordinanza 4.7.2007 Commissione tributaria di Roma).
Ma non è certo con la tassazione che possiamo credere di risolvere i nostri problemi, «il futuro è di chi ha basse tasse e bassa spesa pubblica» (Giannino, ivi).
Quest' ultima, è il problema, il resto, è illusione.
^presidente Confedilizia
http://www.fiscooggi.it/files/u27/rassegnastampa/11.12.2010_04.pdf
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http://www.propit.it/f3/tremonti-va...elli-che-ragionano-imposta-patrimoniale-7754/