Giacomelli dice di avere ripreso un articolo su la Repubblica del novembre 2010, addirittura, dove Scalfari avrebbe affermato di essere favorevole ad una nuova patrimoniale.
Innazitutto mi domando come si possa introdurre un argomento del genere facendo riferimento ad un articolo di ben 6 mesi fa, tra l'altro scritto da un giornalista, pur autorevole che sia, e non da un politico.
Devo pertanto ritenere che sotto ci sia un pregiudizio ideologico con un fine ben chiaro: quello di demonizzare la c.d. sinistra, altrimenti non sarebbe stato fatto questo riferimento; è già clima preelettorale?
Inoltre, per curiosità ho cercato sul web cosa Scalfari abbia detto in detta data: risulta una sua intervista su video Repubblica dove spiega che non era vero che Veltroni ed Amato avreebro parlato di reintroduzione di una patrimoniale, ma si sarebbero limitati ad affermare che, visti i tagli subiti sui lavoratori della pubblica amministrazione e sui lavoratori in genere, per far fronte alla crisi sarebbe stato più giusto colpire anche i ceti più abbienti (fra cui loro stessi facenti parte della casta). Aggiungendo che il federalismo probabilmente tasserà di più gli immobili.
Non ha espresso alcuna sua posizione in merito all'auspicio di una nuova patrimoniale.
Giacomelli, come ho già detto nel precedente post i mali veri sono altri:
Direttorissimo Minzolini: quanto ci costa? Crociere, alberghi e pubblicità occulta
Rischia brutto Augusto Minzolini, il direttore del Tg1, per la disinvoltura con la quale ha mandato in onda servizi su una compagnia multinazionale di navi da crociera, la «Royal Caribbean International», per ben sei volte tra marzo e settembre 2010 all’interno di "Uno Mattina" o nello "Speciale Tg1".
O per l’intervista alla responsabile marketing del «Terme di Saturnia Resort» a cinque stelle, dove Augusto Minzolini ha trascorso week end alla grande. Pubblicità neppure tanto occulta, roba da far rischiare il licenziamento al «direttorissimo», come lo chiama Silvio. Addirittura un concorso vacanze per famiglie: se la prima edizione è stata oscurata, come rivela "Il Fatto", la seconda campeggia sul sito del Tg1online dal 28 ottobre scorso: «Turisti reporter: vota lo spot». Poi l’annuncio con navona da crociera: «Arrivata la seconda fase del concorso che manderà un'intera famiglia a Miami per il viaggio inaugurale della Allures of the Seas. Vota sul sito».
Lo Squalo in crociera
All’ex retroscenista de "La Stampa" le crociere piacciono, soprattutto se passate con la bella deputata Pdl Gabriella Giammanco, sulla Msm, compagnia che Berlusconi ripagò, per non avervi svolto il G8 in Sardegna, con una assurda conferenza stampa a Napoli prima dell’evento spostato a L’Aquila.
Spese pazze
Servizi, sponsor e nota-spese «pazze» del direttore del Tg1 sono all’esame del collegio dei sindaci del Cda Rai per un'indagine interna, un atto che ha dovuto accettare il direttore generale Mauro Masi che ha sempre difeso il «direttorissimo». Ma da maggio i conti delle spese di Minzo già non tornavano, confrontati con quelli di altri direttori. Così Masi ha bloccato la carta di credito aziendale del direttore del Tg1, che sfoggia una Porche bianca. Ama la bella vita, tanto da spendere in un anno 66mila euro con la carta Rai (soldi pubblici) messa a disposizione dei dirigenti per «rappresentanza», come risulta dalle note spese che il Dg ha dovuto portare nel Cda dopo la richiesta del consigliere Nino Rizzo Nervo. Carte sotto gli occhi del revisore della Corte dei Conti in consiglio, Luciano Calamaro. Dieci volte quanto ha speso Mario Orfeo, direttore del Tg2: il tetto annuale è attorno ai 7000 euro, il plafond della carta è di 500 euro al mese, «Minzo» ne avrebbe spesi 5.500, tra pranzi e grandi alberghi. E a Saxa dicono anche che alcune note spese fuori sede coincidano con la presenza del direttore in redazione. L’indagine procede, vedremo come andrà a finire.
La Minzo-Nave
Eppure la Rai soffre per i conti in rosso: «Senza ristrutturazioni o nuovi ricavi l’azienda ha due o tre anni di vita»: è l’allarme lanciato ieri in commissione di Vigilanza da Rizzo Nervo, accusando il Dg di inerzia e sottovalutazione. Un bilancio 2010 che si chiuderà «con un passivo di 118-120 milioni di euro, mentre l’indebitamento è di 240-260 milioni», con un «ricorso alle banche che la Rai non conosceva dal '93». Allarme condiviso da Giorgio Van Straten, altro consigliere di area Pd: entrambi smentiscono il consigliere Pdl Rositani, che ha previsto la chiusura del bilancio 2011 «con un positivo di 28 milioni».
Se ieri i consiglieri di maggioranza erano presenti all’audizione in Vigilanza, a causa dei lavori parlamentari è comunque stata sospesa. Il presidente Rai Garimberti ha avvisato: il contratto di servizio «è più oneroso di quanto si incassi», data l’evasione del 30 per cento del canone contro la quale il presidente torna a chiedere «impegni ad hoc».
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Bertolaso, l'ultima vergogna, prima dell'immeritato riposo: una "beneficiata" con l'assunzione di 150 clientes
La moglie di un sottosegretario. I figli dei giudici amici, dei generali amici e dei boiardi amici. Perfino la nipote di un cardinale. Tutti assunti (a tempo indeterminato) dalla Protezione Civile un minuto prima del cambio della guardia. Con soldi sottratti ai terremotati
Questo si chiama "mettere in sicurezza", solo che più dell'Italia sommersa dalle alluvioni la Protezione civile sembra esperto nel rendere sicure le poltrone del suo personale. E così mentre tutto frana, Guido Bertolaso stabilizza i suoi fedelissimi: 150 precari, spesso d'alto rango, vengono assunti nel botto finale della gestione che ha alternato successi a scandali fino a diventare nel bene e nel male simbolo del modello berlusconiano di governo. Tutto grazie a una nuova legge che prevede "l'assunzione di personale a tempo indeterminato, mediante valorizzazione delle esperienze acquisite presso il Dipartimento dal personale titolare di contratto di collaborazione coordinata e continuativa".
Mentre la pubblica amministrazione falcia i ranghi e il precariato diventa condizione di vita, negli uffici che dipendono da Palazzo Chigi c'è un'ondata di piena di assunzioni che garantisce lo stipendio per figli di magistrati e di prefetti, per mogli di sottosegretari e nipoti di cardinali. Tutti benedetti da una selezione su misura, alla quale ha potuto partecipare solo chi aveva già un contratto precario con il Dipartimento. Un esame affidato a una commissione interna, con poche domande rituali e procedure concluse entro l'estate: così gli ex cococo sono ormai a tutti gli effetti in pianta organica.
E rilettere oggi, dopo i crolli di Pompei, sulle motivazioni che sostengono questa falange di assunzioni ha un po' il sapore della farsa di fine impero: il testo della deroga al blocco imposto da Tremonti sostiene la necessità di quel personale "anche con riferimento alle complesse iniziative in atto per la tutela del patrimonio culturale". Ma è solo il botto finale: quando Bertolaso nel 2001 mise piede sulla tolda di comando l'organico si basava su 320 unità, passate a 590 nel 2006 e schizzate a quasi 900 alla fine del suo mandato. Cinquecento persone in più in nove anni, con uffici lievitati emergenza dopo emergenza, sempre a colpi di ordinanza e mai in forza di un concorso. Un vero e proprio esercito in cui spiccano gli oltre 60 autisti, distaccati dalle forze dell'ordine, per i dirigenti. L'apoteosi di un sistema di potere nato con il Giubileo del 2000, spalancando le porte degli uffici a figli, nipoti, familiari e amici dell'establishment istituzionale.
E poi, sono arrivati i fedelissimi coltivati a Napoli nelle molteplici crisi dei rifiuti. Un posto per tutti grazie alle parentele giuste nell'esercito o nei servizi segreti, a Palazzo Chigi o in Vaticano, al Viminale o in magistratura, fino a creare una ragnatela di relazioni che sembra plasmata ad hoc per creare consenso verso le attività del Dipartimento e per non disturbare il suo manovratore.
Le parentele scomode iniziano ovviamente da Francesco Piermarini, l'ingegnere-cognato del sottosegretario Bertolaso, mandato tra i cantieri della Maddalena. Ma scorrendo la lista dei beneficiati si svela una rete di favori senza soluzione di continuità. Tra i primi ad essere stabilizzati, a metà di questo decennio, sono stati gli uomini della scorta di Francesco Rutelli in Campidoglio. Dieci "pizzardoni" passati senza semafori dalla polizia municipale di Roma al dipartimento di Palazzo Chigi. Dal fil rouge che lega il Giubileo alla Protezione civile spuntano anche tre supermanager del calibro di Agostino Miozzo, Marcello Fiori e Bernardo De Bernardinis. Facevano parte dell'unità di staff del Giubileo e, grazie al decreto rifiuti del 2008, entrano nel Gotha dei dirigenti generali della presidenza del Consiglio con norma ad personam, e un contratto da 180 mila euro l'anno. Ma sono stati ingaggiati anche ottuagenari che arrotondano la pensione grazie ai munifici gettoni delle emergenze: è il caso dell'83enne Domenico Rivelli, chiamato come "collaboratore per le problematiche amministrativo-contabili per i rifiuti a Napoli".
Storie vecchie, mentre con la stabilizzazione di fine mandato arriva Barbara Altomonte, moglie del sottosegretario Francesco Giro, docente di scuola superiore ed ora dirigente del Dipartimento. E non è certo un caso che in questa ondata la parte del leone la facciano uomini e donne legati a doppio filo con la Corte dei conti, ossia la magistratura che deve vigilare anche sulle spese della Protezione civile.
Giacomelli: questi sono i mali da estirpare, altrimenti, non la patrimoniale, ma 10 patrimoniali per mantenere questo esercito di ladroni.