Salve circa 4 anni fa io e il mio compagno (all’epoca avvocato in esercizio) abbiamo preso in affitto un immobile composto da 5 stanze + 2 bagni e locale lavanderia in zona semi centro Milano. Il contratto di affitto è a mio nome esclusivo così come utenze e la spazzatura. Pur avendo espresso delle perplessità circa il fatto del contratto a mio nome, mi sono lasciata convincere poiché il mio compagno mi assicurò che avrebbe sempre provveduto lui a saldare i canoni mensili ( piuttosto rilevanti data l’ampiezza e la zona) . È filato tutto liscio fino ad agosto dell’anno scorso quando per una serie di motivi le disponibilità economiche sia mie ( nel frattempo mi ero licenziata) sia sue hanno cominciato a venir meno. La faccio breve da gennaio a oggi non sono più stata in grado di pagare l’affitto e la conseguenza è l’udienza di sfratto fissata per i primi di agosto, alla quale mi presenterò assistita da un altro amico avvocato, per negoziare i tempi dello sfratto e saldare il dovuto ( con sommo sacrificio sto racimolando la somma ingente). Ora la domanda che pongo è la seguente: considerato che il 90% dell’arredamento è del mio convivente e che lui non prende alcuna posizione in merito e non c’è verso di farlo ragionare sull’urgenza, io posso decidere autonomamente di far sgombrare la casa ( tradotto far mandare tutto ciò che non mi appartiene...mobili suppellettili elettrodomestici e biancheria da casa varia, vettovaglie ecc ecc in discarica).. Salverei solo le mie cose, in pratica vestiti e poco altro, in modo da poter dare all’ udienza di convalida di sfratto una data certa? E salvare così almeno la faccia e la dignità. Fine della locazione= fine della relazione. Grazie a chiunque mi potrà dare un consiglio sull’argomento