Salve a tutti. Ho in passato chiesto consiglio per alcune vicende tuttora in alto mare a causa del comportamento a "muro di gomma" di amministratrice e ditta edile. Finalmente arriva l'assemblea dove dovremo approvare anche il bilancio delle spese straordinarie: le risposte dovranno essere date.
Chiedo però un ulteriore consiglio. Il pregresso era questo: per lavori con bonus facciate e altri al 50% la ditta ha concesso sconto in fattura e, senza che fossero stati concordati, ha pesantemente fatturato come "interessi", con esenzione IVA, presunte commissioni legate alle pratiche degli sconti in fattura.
Nel Luglio scorso ci viene presentata una nota di debito con la motivazione che, in Maggio, nella risposta a un interpello di un professionista, l'Agenzia delle Entrate aveva decretato che gli oneri finanziari, concordati col cliente, legati alla cessione del credito dovevano essere ricaricati di IVA.
La nota di debito che ci hanno presentato prevedeva il pagamento di IVA al 22% sui famosi Interessi, visti come prestazione accessoria alla principale (i lavori edili).
Ho già contestato, senza ricevere risposta, che semmai l'IVA avrebbe dovuto essere al 10% dato che le fatture per i lavori erano caricati di questa aliquota, ma che comunque nessuna IVA era dovuta dal momento che noi avremmo eseguito i lavori (è a verbale) anche senza la concessione dello sconto in fattura, quindi di prestazione autonoma e non accessoria si trattava. In assemblea riproporrò la questione.
Ma ora vengo al quesito: è legittimo che una nota di debito, a noi pervenuta in Luglio 2022, dichiaratamente emessa a seguito di una risposta Agenzia delle Entrate di Maggio 2022 rechi la data del 31 Dicembre 2021?
Vorrei contestare anche questo in Assemblea per ottenere che essa venga rigettata definitivamente ma non so se invece è legittimo emetterne una pre-datata.
Grazie in anticipo.
Chiedo però un ulteriore consiglio. Il pregresso era questo: per lavori con bonus facciate e altri al 50% la ditta ha concesso sconto in fattura e, senza che fossero stati concordati, ha pesantemente fatturato come "interessi", con esenzione IVA, presunte commissioni legate alle pratiche degli sconti in fattura.
Nel Luglio scorso ci viene presentata una nota di debito con la motivazione che, in Maggio, nella risposta a un interpello di un professionista, l'Agenzia delle Entrate aveva decretato che gli oneri finanziari, concordati col cliente, legati alla cessione del credito dovevano essere ricaricati di IVA.
La nota di debito che ci hanno presentato prevedeva il pagamento di IVA al 22% sui famosi Interessi, visti come prestazione accessoria alla principale (i lavori edili).
Ho già contestato, senza ricevere risposta, che semmai l'IVA avrebbe dovuto essere al 10% dato che le fatture per i lavori erano caricati di questa aliquota, ma che comunque nessuna IVA era dovuta dal momento che noi avremmo eseguito i lavori (è a verbale) anche senza la concessione dello sconto in fattura, quindi di prestazione autonoma e non accessoria si trattava. In assemblea riproporrò la questione.
Ma ora vengo al quesito: è legittimo che una nota di debito, a noi pervenuta in Luglio 2022, dichiaratamente emessa a seguito di una risposta Agenzia delle Entrate di Maggio 2022 rechi la data del 31 Dicembre 2021?
Vorrei contestare anche questo in Assemblea per ottenere che essa venga rigettata definitivamente ma non so se invece è legittimo emetterne una pre-datata.
Grazie in anticipo.