Ho letto l'articolo
@Ennio Alessandro Rossi , diciamo che le categorie catastali potrebbero essere quelle delle microfono catastali già introdotte con l'ultimo aggiornamento di riforma del 98, dove
la redditività dell'immobile si otteneva da saggi di rendimento rilevabili dal mercato edilizio per unità immobiliari analoghe (art 5 del DPR 23 marzo 98 n.136).
Ora per correttezza sia l'introduzione delle microzone con le nuove classi catastali non sono mai effettivamente entrate in funzione (almeno non in modo omogeneo sul territorio nazionale) inoltre la redditività non è ancora stata calcolata con il saggio di fruttuosità e men che meno anno per anno.
Di recente ho partececipato ad un Convegno vicino a Vercelli su: "Dal Catasto al Fisco" fatto con l'associazione legata alla nostra categoria AGEFIS.
Quello che né è venuto fuori:
1)
Le zone censuarie che per definizione sono:
La zona censuaria rappresenta una porzione omogenea di territorio provinciale, che può comprendere un solo comune o una porzione del medesimo, ovvero gruppi di comuni, caratterizzati da similari caratteristiche ambientali e socio-economiche
Non sono più aggiornate dagli anni 40, per cui di fatto vi è uno scollamento con la realtà del territorio.
Di solito si partiva dal centro con la zona 1 per andare via via sui margini esterni con 2,3,4. Le grandi città come Roma, Torino, Milano hanno più zone censuarie...Biella ad esempio ne ha 2.
Ora le prime zone avevano valore più basso (anche perché il centro ai tempi era diroccato o comunque era quello più messo male) mentre le periferie erano quelle più recenti.
Dagli 80 c'è stato un processo di forte recupero dei centri storici (ristrutturandoli) ed fatto (essendo palazzi anche di pregio artistico) si è andato ad aumentarne notevolmente il valore a fronte però di un norme rimaste all'epoca del Duce.
Poi c'è il discorso dei mq come unità di riferimento piuttosto che i vani (parlo sempre di unità immobiliari del Gruppo A = ossia tutti gli immobili privati a destinazione residenziale tranne l'A/10 che sono gli uffici.
Oggi come oggi (per la verità sono almeno 13/14 anni che funziona così o per romeno che lo vedo nei catasti) ossia almeno viene ripreso sul frontespizio del Docfa e anche sulla denuncia di avvenuta variazione (o nuova fabbricato urbano se si tratta di una nuova costruzione) dove oltre ai vani vengono calcolati dal DOCFA i mq catastali.
Dal seguente Convegno (non lo sapevo) è venuto fuori che già all'85 (non esercitavo ero un bimbo) che abbiamo consegnato a catasto come Geometri anche i mq catastali, con la differenza che un tempo vi erano tanti moduli separati (modulo 51, modulo 1N (per la descrizione del fabbricato) e 2N (per la descrizione dell'unità immobiliare) separati l'uno dall'altro e le vecchie piantine originali su carta millimetrata lucida.
Io quando facevo praticantato l'ho fatto nell'ultimo periodo dell'utilizzo delle carte millimetrate lucide (e svariati elaborati planimetrici che era il DOCFA 2) e l'inizio del DOCFA 3 che ha portano delle vere e proprie rivoluzioni (sinceramente ha semplificato un pochino tutta la procedura).
Quindi l'Agenzia delle Entrate (se non si è persa i vecchi catasti, cosa per altro possibile) è in grado di risalire ai mq catastali di tutte le unità censite da oggi e a ritroso fino all'85.
Detto questo c'è un aggiunta sulla nuova riforma che comporta un Catasto con rendite "variabili" ossia di anno in anno grazie anche alle commissioni censuarie, si dovrà valutare la redditività dell'immobile tramite un effettivo valore di mercato (lo si desume dall'OMI e da una perizia sullo stato dell'immobile).
Quello che aspettiamo anche noi come Professionisti incaricati (oltre ai decreti attuativi del governo) previsti per il prossimo anno anche l'aggiornamento che dovrà subire per forza di cose il programma DOCFA con cui vengono redatti i catasti.
In attesa di sviluppi, staremo a vedere l'evolvere della materia.