anche al tempo della legge 46/90 comunque in caso di rifacimento parziale dell'impianto es. (cambiare le prese o solo il salvavita) sarebbe stata necessaria la "Dichiarazione di Conformità" poi che i Comuni non le abbiano mai richieste e il privato non abbia mai avuto l'abitudine di farsi fare le Dichiarazioni o che sia sia fatto fare i lavori "in proprio" o con amici"" (magari anche in nero perchè l'operatore non qualificato )è un discorso, ma l'obbligatorietà in caso di trasformazione anche parziale c'è sempre stata.
Questo perchè nelle dichiarazioni di conformità (per chi ne ha vista una) non si attesta solo che il lavoro è a regola d'arte ma si attesta che si sono messe un certo numero di prese, e l'impianto è composto in un certo modo. il cambiare in un secondo tempo qualcosa comporterebbe il venir meno della Dichiarazione, e sopratutto in caso di guasto o incendio, solleverebbe l'impiantista da molte responsabilità in quanto l'impianto risulta "variato" da quello che lui h eseguito.
Nessun impiantista in seconda battuta certificherebe un impianto dove qualcun altro ha messo le mani prima o dopo di lui.
Questo come tutti gli eletrrodomestici, o i veicoli, sono coperti da garanzia dalle ditte costruttrici, "la manomissione" comprometterebbe una perdita immediata delle garanzie.
Ed in caso d'incidente (tipo incendio) se l'edificio è assicurato ma l'impianto non più a norma (senza certificazioni) molte assicurazioni non liquidano il danno.
Per cui la certificazione sia con la vecchia che la nuova normativa se da una parte sono un'assuzione di responsabilità su chi fa il lavoro dall'altra impongono però al proprietario di non far modifiche "fai da te" ma di farle fare da chi è specializzato (meglio se è lo stesso che ha fatto l'impianto di partenza) pena il decadimento delle garanzie.