E' una logica perversa: il datore di lavoro deve fare una valutazione dei rischi interna relativa all'impiego delle proprie attrezzature con le proprie maestranze per ogni tipologia di lavorazione che fa nell'ambito del proprio settore lavorativo (DUVRI)
Deve redigere un POS per ogni lavoro che farà applicando sostanzialmente al particolare lavoro quanto già nel DUVRI.
Bisogna riconoscere che a volte i rischi del lavopro particolare possono non essere previstinel DUVRI in modo dettagliato quindi da qui la logica della predisposizione del POS
Nel caso di lavoro con più imprese poi serve un coordinamento della sicurezza e quindi un coordinatore che redige un PSC (Piano di Sicurezza e Coordinamento), la singola impresa poi redigerà il proprio POS secondo le indicazioni del PSC
Tutto questo può anche avere un fondamento nel momento in cui si realizzano opere complesse o di particolare entità, con lavorazioni con pericoli straordinari; effettivamente se immaginiamo un grande cantiere nel quale operano imprese diverse che realizzano lavorazioni contemporanee senza nemmeno conoscersi, un coordinamento pratico me anche teorico secondo il quale io che sto lavorando in una certa parte del cantiere magari in una posizione poco visibile devo essere certo che altre imprese che operano allo stesso tempo sappiano che ci sono, che sto lavorando e che possono verificarsi inteferenze pericolose tra di noi.
E questo è saggio e previdente.
Purtroppo però, siccome la legge è ignorante, se devo rifare il tetto della casa della signora Desdemona (nome qualsiasi) e io impresa devo chiamare il mio lattoniere per sostituire i canali di gronda; lavori che ho fatto mgliaia di volte tranquillamente, mentre potrei redigere un POS uguale agli altri lavori, invece nel caso il committente deve nominare un coordinatore che redige un PSC, ognuna delle impresa (la mia e il lattoniere) redigono il POS e vanno anche redatti verbali di coordinamento per dimostrar che si lavora in sicurezza
In definitiva una montagna di carta, competenze e costi abbastanza inutili
Di contro si evidenzia anche un problema che riguarda la sicurezza: deve essere gestita per limitare i pericoli, il cantiere è veramente un posto pericoloso, tutti quelli che ci vanno devono sapere come muoversi e dove non andare, se chi va in cantiere non è adeguatamente formato ed informato puù provocare danni a se stesso e agli altri, è compito dell'impresa e non di altri cercare di tutelare la salute dei dipendenti, il problema è secondo me sempre quello: per aprire un'impresa edile basta andare ed iscriversi alla CCIAA e se non sai nemmeno cosa dovrai fare e come farlo, è irrilevante, quindi tutti ignoranti e pronti e produrre carta che raramente qualcuno legge, poi in cantiere ci mando il giovane immigrato che non sa nemmeno leggere i cartelli di pericolo o come comportarsi e non mi pongo nemmeno il problema di informarlo in quanto anch'io sono perfettamente ignorante. Buona cosa sono i corsi di formazione imposti ai dipendenti dalle associazioni di categoria
Secondo me, posto che per i grandi cantieri la situazione attuale è ragionevole e i costi sono sufficientemente ammortizzabili, per i piccoli appalti la soluzione potrebbe essere quella di responsabilizzare il datore di lavoro dell'impresa dell'appalto principale al coordinamento dei propri piccoli subappaltatori e impedire che il committente incarichi direttamente più fornitori, altrimenti obbligatorio il coordinamento col costo aggiuntivo del coordinatore; chiaro che a questo punto il titolare dell'impresa deve essre in grado e qui potrebbe cascare l'asino[DOUBLEPOST=1402233785,1402233742][/DOUBLEPOST]che commento lungo!