Purtroppo quando l'essere umano vuole dare pessima rappresentazione delle sue indoli peggiori non conosce limiti o distinzione di genere/colore/credo religioso.
Lo pensavo anch’io, ma temo ci sbagliassimo. E non so se la definizione riportata dalla Treccani corrisponda al reale uso del termine.
Il problema sarebbe da valutare in termini statistici/probabilistici.
Quando si è cominciato a parlare di femminicidio, mi sembrava una stupidata.
Sta di fatto che da allora, avverto (notizie volutamente selettive?) che i casi di violenza praticata dal maschio nei confronti della femmina per motivi abbietti e presunti diritti del sesso forte sul sesso debole, sono indubbiamente più numerosi dei casi opposti di vendette ordite dalla femmina, che tra l’altro spesso deve incaricare sicari.
Mi pare allora che questo “neologismo” sia quanto meno servito a mettere in evidenza questo genere di violenze ,tipicamente a senso unico, che immaginavamo relegate ad una società primitiva.
Dove il fattor comune che li distingue è l’esistenza di una relazione sentimentale tra omicida e vittima , che si tramuta in una relazione di possesso o presunta tale, su un soggetto che proprio per questa relazione, si trova più esposto , rispetto a semplici estranei.
Indica quindi questa aggravante
ps: ho usato volutamente i termini maschio e femmina, e non uomo e donna che presuppongono una personalità controllata dalla ragione e non dai sentimenti/istinti