La detrazione spetta al familiare per i costi sostenuti per gli interventi effettuati su una qualsiasi delle abitazioni in cui si esplica la convivenza.
Non è richiesto che l’immobile oggetto dell’intervento sia adibito ad abitazione principale del proprietario o del familiare convivente.
Quindi, nel tuo caso, avresti diritto alla detrazione se potessi dimostrare che, pur avendo residenze (dimore abituali) diverse, convivi con tua figlia nell'immobile oggetto degli interventi.
Potrebbe in effetti essere una "scappatoia", ma si va su un terreno minato...
Infatti, in ambito di Bonus Casa, il legislatore non ha purtroppo fornito una precisa definizione di convivenza, indicando soltanto che sia necessario che essa sussista già al momento dell’inizio dei lavori.
Per espressa indicazione dell'Agenzia delle Entrate in alcune circolari, lo status di familiare convivente può essere attestato semplicemente attraverso una dichiarazione sostitutiva di atto notorio.
Il problema è che ciò che si riporta in documento del genere deve essere vero e verificabile oggettivamente, poichè una falsa dichiarazione ha risvolti penali.
Proprio per la delicatezza della questione, in più di un telefisco l'Agenzia delle Entrate ha precisato che, in sede di eventuale controllo della dichiarazione sostitutiva, la convivenza tra proprietario e familiare debba essere certificata dalle risultanze dell’anagrafe comunale.
Resta il fatto che le interconnessioni tra i concetti di famiglia e convivenza sono decisamente complessi e hanno interpretazioni e risvolti differenti a seconda dell'ambito di applicazione (diritto civile, tributario, ecc.).
Tanto per rendere l'idea, porto
questo post ad esempio, che tratta in modo sintetico l'argomento.
Resto del parere che, vista la particolarità della stituazione di
@confusa e la complessità del tema, il parere di un tributarista potrebbe essere risolutivo, oltre che indispensabile.