Buongiorno a tutti. Ho recentemente acquistato un immobile all'asta.
Precedentemente al mio acquisto, l'amministratore aveva istituito un Fondo Speciale per ristrutturazione, con l'intenzione (non so se verbalizzata in assemblea) di utilizzarlo per il bonus 110%.
I lavori poi non sono stati fatti e il bonus 110% non è più utilizzabile, per cui l'assemblea, con successiva delibera, ha deciso di mantenere il fondo in vista di futuri lavori dei quali l'immobile ha sicuramente bisogno, ma che non sono stati ancora deliberati (e nemmeno so se siano stati semplicemente dettagliati nella delibera suddetta).
Il precedente proprietario (signor P), che aveva versato la sua quota in questo fondo speciale, vedendosi la casa andare all'asta aveva chiesto all'amministratore di restituirgli la somma, in quanto a suo credito nella gestione. L'amministratore però gli ha risposto picche, sostenendo che il fondo speciale deliberato non poteva essere restituito. In caso di vendita (all'asta come tra privati) segue l'immobile e non il proprietario: esso fa parte dello stato di diritto dell'immobile, per cui in assenza di un accordo tra il venditore e l'acquirente, esso rimane a credito di quest'ultimo.
Ora il signor P ha fatto scrivere all'Amministratore da un avvocato, e costui nella richiesta della somma ha coinvolto anche me. Sostiene infatti che la somma versata dal suo cliente sarebbe DA ME direttamente esigibile. Quindi, se il Condominio non la restituisce, sarei io a doverla esigere dal Comdominio per poi girarla al suo cliente e reintegrarla al Condominio. Oppure, per farla più semplice, dovrei dare io la somma direttamente al suo cliente e così il credito presso il Condominio diventerebbe mio.
La domanda è: chi ha ragione? Il Condominio, che sostiene che il fondo speciale segue l'immobile, oppure l'avvocato, che ritiene che la somma in esso versata sia esigibile? E se lo è, chi è legittimato ad esigerla? Solo io (e il vecchio proprietario, di conseguenza, da me) oppure solo lui, oppure entrambi?
Grazie anticipate per i contributi.
Precedentemente al mio acquisto, l'amministratore aveva istituito un Fondo Speciale per ristrutturazione, con l'intenzione (non so se verbalizzata in assemblea) di utilizzarlo per il bonus 110%.
I lavori poi non sono stati fatti e il bonus 110% non è più utilizzabile, per cui l'assemblea, con successiva delibera, ha deciso di mantenere il fondo in vista di futuri lavori dei quali l'immobile ha sicuramente bisogno, ma che non sono stati ancora deliberati (e nemmeno so se siano stati semplicemente dettagliati nella delibera suddetta).
Il precedente proprietario (signor P), che aveva versato la sua quota in questo fondo speciale, vedendosi la casa andare all'asta aveva chiesto all'amministratore di restituirgli la somma, in quanto a suo credito nella gestione. L'amministratore però gli ha risposto picche, sostenendo che il fondo speciale deliberato non poteva essere restituito. In caso di vendita (all'asta come tra privati) segue l'immobile e non il proprietario: esso fa parte dello stato di diritto dell'immobile, per cui in assenza di un accordo tra il venditore e l'acquirente, esso rimane a credito di quest'ultimo.
Ora il signor P ha fatto scrivere all'Amministratore da un avvocato, e costui nella richiesta della somma ha coinvolto anche me. Sostiene infatti che la somma versata dal suo cliente sarebbe DA ME direttamente esigibile. Quindi, se il Condominio non la restituisce, sarei io a doverla esigere dal Comdominio per poi girarla al suo cliente e reintegrarla al Condominio. Oppure, per farla più semplice, dovrei dare io la somma direttamente al suo cliente e così il credito presso il Condominio diventerebbe mio.
La domanda è: chi ha ragione? Il Condominio, che sostiene che il fondo speciale segue l'immobile, oppure l'avvocato, che ritiene che la somma in esso versata sia esigibile? E se lo è, chi è legittimato ad esigerla? Solo io (e il vecchio proprietario, di conseguenza, da me) oppure solo lui, oppure entrambi?
Grazie anticipate per i contributi.